Il Plasmatore, Capitolo 6

Lampi di luce sfrecciavano nel cielo, bagliori dai colori cerulei squarciavano il nero empireo, ma il tutto era celato agli occhi degli uomini. Essi non percepivano alcun mutamento tra le stelle ne udivano nessun suono, solo alcuni, nel corso della storia, potettero ammirare questo fenomeno, pochi conobbero ciò che oggi sono gli Elari, ciò che noi chiamiamo dei.
<<Non credo sia saggio.>> Disse Ellea rivolgendosi a Thurion.
<<Sono trascorsi più di cento anni dalla nostra ultima venuta qui>> Sussurrò l’uomo chinandosi sul corpo inerme di una fanciulla. <<Dai tempi di Krontec.>> Precisò.
<<Ma non è più un posto sicuro, Thurion.>>
<<Nessun posto lo è più>> Amareggiato prese il viso della ragazza tra le mani, aveva delle piccole scottature su un lato della faccia e alcune ciocche di capelli erano carbonizzate.

<<Hanno bisogno di noi.>>
Ellea guardò il marito, poi alzò lo sguardo. Centinaia di corpi inceneriti coprivano il suolo in contrasto con la fredda aria notturna, insieme a loro altrettanti corpi giacevano come in un sonno ormai profondo.
<<Un villaggio intero.>> Disse Ellea guardando quei corpi uno per uno.
<<Questa volta Devander ha esagerato>> Thurion passo più volte la sua mano sul viso della ragazza e infine ripose il suo capo sulla nuda terra. <<Questa volta..>>
<<Ma noi non possiamo intervenire Thurion!>> Lo interruppe Ellea <<Abbiamo giurato..>>
<<Loro rappresentano ciò che noi eravamo un tempo>> Gridò Thurion allargando le braccia, la sua voce come un boato si protese nell’intera valle, ma nessuno la udì, le sue ampie maniche facevano scorgere la sua pelle un pò raggrinzita.

<<Non ho alcuna intenzione di intervenire io stesso…no.. questa volta non sarò io.>>

L’uomo serrò i pugni e indurì la mascella, poi socchiuse gli occhi. Un vento freddo soffió tra i capelli di Thurion allontanando l’odore acro dalla piana. Quando li riaprì la fanciulla riprese a tossire, dopo qualche colpo di tosse la ragazza, a sua volta, aprì gli occhi e infine si, frastornata e confusa, dopo un sonno destinato a durare infiniti cicli di tempo, lei lo vide. Una figura bella, austera e nello stesso tempo maestosa, dai tratti non definiti sorrise e infine sparì in un lampo di luce, dietro di esso un secondo lampo si manifestò lasciando, infine, che il buio inghiottisse l’intera valle; mentre diversi gemiti rompevano le mura del silenzio.

Il Plasmatore.

Il Plasmatore, Capitolo 4.

«Un essere umano possiede milioni di occhi.»

La ragazza lo fissava con aria stupita, ansiosa di apprenderne il senso. Lui la fissava dritta negli occhi, il suo sguardo, così denso e profondo, ricordava i miliardi di astri che ricoprono l’universo.

«Sai» Aggiunse con calma.

«Ci sono gli occhi dell’amore, occhi che tutti noi vorremmo avere, gli occhi del desiderio, quelli della brama.» Disse con fare curioso.

«Per non dimenticare gli occhi della conoscenza, quelli che difficilmente riescono a saziarsi, gli occhi avari e quelli misteriosi, gli occhi oscuri, quelli taciturni e anche quelli scherzosi.»

Lei scoppiò in una piccola risata allegra continuando a guardare il ragazzo. La fanciulla possedeva gli occhi dell’intelligenza, quelli che con il minimo movimento riescono a capire ciò che accade, quasi come a leggere i pensieri nella mente delle persone e senza esitare cercò di leggere la mente del ragazzo. Si perse nei suoi occhi scuri e non ne volle uscire fin quando non scoprì la domanda che il ragazzo stava per porgerle.

«Se un giorno io mi spogliassi di ogni cosa, privandomi di ogni armatura e artefatto, tu con che occhi mi guarderesti?»

Il Plasmatore.

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Sometimes walk.

Sometimes walk.

The Traveller, see the Teaser on

Travel experiences trough the lens.
This teaser introduces the first chapter of the project shot between Rome and Marrakech. We’ll try to describe emotions, feelings, experiences.
Live every trip as a way of life drifting from the diversity and charm of those places, establishing a deep connection.

Open your mind and keep traveling!
#thetraveller @lucadibiaseph — con Luca Di Biase e Davide Dattilo presso Sahara Desert.

Il Plasmatore – Cronache di Thurion e Ellea.

 

«Cosa ti turba amore mio?» Ellea strinse Thurion a se.

«Non so se riuscirò a convincere Udogold.» Disse pensieroso.

«Hai già la maggior parte dei consensi, guiderai il nostro popolo e lo farai nel migliore dei modi.. Io lo so.» Lo baciò. Thurion chiuse gli occhi, il rumore dell’acqua che fluiva nel ruscello somigliava ad una dolce melodia mentre le foglie di autunno cadevano giù tracciando spirali curiose.

« Udogold è molto carismatico, tutte le città sul mare sono sue.»

«Ma tu sei Thurion, grazie a te il nostro popolo, compreso Udogold, ha una lingua per comunicare e una cultura da diffondere, in 430 anni nessuno ha mai fatto nulla di simile, neppure gli Elfi cosi tanto ammirati. All’alba del tuo cinquecentesimo anno sono sicura che nessuno ti volterà le spalle e finalmente potremmo di nuovo costruire un regno.» Thurion sorrise alle parole della moglie, un nuovo calore albergava dentro di se.

«Incontra Drama e suo figlio Darat, convincili a giurare per te. Io penserò al resto.» Disse guardandolo negli occhi. « Faremo di questo posto, la nostra nuova dimora.»

Thurion si alzò si avvicinò al ruscello e vi s’inginocchiò dinanzi, pronunciò alcune parole e l’acqua assunse un colore più scuro, più denso, come quello degli oceani profondi; delle nuvole si crearono dal nulla, leste, formando subito una piccola barriera contro il sole, i raggi che oltrepassavano rimbalzavano sulle crespe dell’acqua urtando contro ogni superficie, rendendo l’intero bosco vivo. Poi si alzò si girò verso Ellea e rise felice, una risata raggiante.

Thurion aveva il potere di cambiare il tempo e di piegarlo al suo umore.10460450_1451173898464155_7852115956308464030_n

 

Ellea e Thurion, racconti di un amore lontano.

Il Plasmatore – Capitolo 4, L’Escluso.

«Entra pure.» Disse un signore anziano dietro un cancelletto di ferro. «Lei è?» chiese infine all’uomo che aveva varcato l’ingresso.

«Albert.» Rispose il giovane mago. «Sono Albert, l’arcimago mi attende.» Aggiunse piano.

«Oh Albert!» Esclamò l’anziano come se lo conoscesse da tempo. «Sbaglio o siete di largo anticipo?» Chiese scrutando il giovane con fare allegro.

Albert non rispose ma riuscì solo a sollevare le spalle stringendo le tasche dei pantaloni con le mani. Il vecchio sorrise più volte, rise un poco e poi tornò subito serio.

«Aspettate pure nella sala del prisma, vi verranno a chiamare.» Concluse in maniera diretta.

Albert arrivò, all’accademia dei maghi, due ore in anticipo rispetto l’orario indicato nella lettera dopo una notte trascorsa quasi in bianco con il povero Fill a fargli compagnia. Quella mattina aveva gli occhi rossi e gonfi, neanche l’acqua fredda buttata in viso era stata d’aiuto; Dopo aver fatto una ricca colazione a base di cereali e frutta uscì tra le strade di Cydia che già ospitavano i primi mercanti chiassosi.

La sala del prisma era una stanza che conteneva i libri più antichi dell’intero continente; vantava di collezioni rare e uniche. Alcune di esse erano andate quasi perdute come: “La fuga di Alor” il racconto che narrava la storia di Alor, ultimo principe elfico, durante la cruenta lotta avvenuta nel 745C che lo costrinse a fuggire verso nord portando la sua razza alla completa sparizione. Tra quelle librerie così alte e robuste vi era anche: “Il magico Pellun” uno dei primi ad ottenere e scoprire il dono di Ellea della magia, colui che prima di morire costituì le accademie dei maghi. Questi libri erano presenti nell’Orion in esigue copie ed erano conservati gelosamente dai maghi dell’accademia, addirittura di rado erano concessi anche solo in lettura ai giovani discepoli. Albert sprofondò su una piccola poltroncina ai piedi di un’enorme libreria, alzò il capo per tracciarne la fine e arrivato al soffitto, vide cataste di tomi occuparne gli ultimi scaffali, coperti da almeno tre dita di polvere.

Nessuno legge quei libri da almeno un centinaio di anni.” Pensò il giovane mago socchiudendo gli occhi e poggiando il capo sullo schienale della poltrona…

Iniziare a stare bene partendo da se stessi.

Nudi come un Re?

La nostra vita quotidiana, letteralmente, non si svolge più a misura d’uomo, ma a misura di un elemento onnipresente e inafferrabile, la velocità, che ci impone i suoi ritmi nostro malgrado. Molte persone, dotate di scarso spirito critico, si lasciano assorbire totalmente da un simile ritmo, e finiscono per vivere la velocità non come una dura legge imposta da circostanze esteriori, ma una specie di valore assoluto ed auto evidente. Se vogliamo veramente vivere “meglio” iniziamo a rallentare il passo, anzi no fermiamoci un momento del tutto.

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La mattina, appena svegli evitiamo di catapultarci a fare colazione ma prendiamoci un paio di minuti per noi stessi.
Osservarsi nudi allo specchio può svelare particolari interessanti. E non parlo di notare il grasso che non vorremmo, di ciò che mangeremo a pranzo o confrontarsi con l’immagine ideale di un fisico perfetto. Proviamo a guardare il corpo allo specchio con curiosità distaccata, come se fosse quello di un’altra persona. Dimentichiamo i canoni estetici.

Quante storie, quanti segni, memorie, cicatrici e ricordi sono registrati nel nostro corpo? Nella sua forma, nella postura, nei segni sulla pelle, nel colore e tessitura della carnagione. Tutto quello che abbiamo mangiato, pensato, amato, odiato, rifiutato e integrato, come abbiamo dormito, respirato, tutto il dolore e le felicità, la sensualità. È tutto lì davanti ai nostri occhi. Eppure in genere è coperto, oppure ci curiamo solo delle imperfezioni, di cosa vorremmo cambiare, delle nostre ossessioni. O ancora siamo compiaciuti di un particolare, dell’abbronzatura, di un dimagrimento o dello sviluppo muscolare.

Proviamo a leggere (e soprattutto) sentire il corpo per quello che è, senza aggiungere e togliere, senza giudicare, senza desiderare qualcosa di diverso. Impariamo a fare amicizia con la storia che ci racconta, che è la nostra, con quello che siamo. Senza maschere, senza finzione. Non è un momento che dobbiamo necessariamente condividere, ma può essere un importante passo di liberazione, accettazione e crescita.

Un momento dedicato alla presenza in se stessi. In ogni caso.

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The Traveller – chapter 1 (Teaser)

“The Traveller”, travel experiences trough the lens.
This teaser introduces the first chapter of the project shot between Rome and Marrakech. We’ll try to describe emotions, feelings, experiences.
Live every trip as a way of life drifting from the diversity and charm of those places, establishing a deep connection.
Open your mind and keep traveling!
Questo teaser introduce il primo capitolo del progetto, girato tra Roma e Marrakech. Il nostro obiettivo è quello di provare a descrivere emozioni, sensazioni, esperienze.
Vivere ogni viaggio come un percorso di vita, lasciandosi trasportare dalla diversità e dal fascino di quei luoghi stabilendo con essi un profondo legame.
Apri la tua mente e continua a viaggiare!

Ph: Luca Di Biase.
Actor: Davide Dattilo
Location: Rome, Marrakech, Sahara